Afghanistan, Morto Un Alpino Italiano. Massimo Ranzani, 37enne Ucciso Dai Talebani
Un altro militare italiano deceduto in Afghanistan. Ucciso da un esplosione poi rivendicata dai Talebani. Un altro soldato ucciso nelle missioni cosiddette "di pace" del nostro paese all'estero. Era tenente, Massimo Ranzani, 37 anni, originario di Ferrara, e residente a Santa Maria Maddalena, nel comune di Occhiobello in provincia di Rovigo, appartenente al quinto reggimento alpini di stanza a Vipiteno, è morto nell'ovest dell'Afghanistan a seguito dell'esplosione di una bomba in cui sono rimasti feriti altri 4 soldati. La notizia della morte è stata accolta con profondo dolore tra gli alpini della caserma del settimo Reggimento alpini. Ranzani aveva svolto per qualche anno servizio a Belluno come sottufficiale, prima di divenire ufficiale ed essere riassegnato a Vipiteno.
Daniele Chiarioni, sindaco di Occhiobello, non riesce a darsi pace per la morte in terre estere di Massimo Ranzani, suo conoscente, ed originario di questa terra come la prima vittima rodigina caduta in Afghanistan il 28 luglio scorso, Mauro Gigli. «Contrariamente a Gigli conoscevo bene Massimo - spiega all’Ansa Chiarioni - anche se lo avevo perso un po' di vista da quando aveva intrapreso la carriera militare. Era un bravo ragazzo, figlio unico di due giovani pensionati Mario, di 62 anni, e Ione, di 58. Un giovane disponibile che si era messo in luce impegnandosi nel gruppo scout».
Il sindaco rivela che la tragica nuova è stata portata ai familiari che risiedono nella frazione di Santa Maria Maddalena dal comandante dei carabinieri di Castelmassa e dal comandante della stazione in loco. Si deciderà nelle prossime ore sul lutto cittadino.
La notizia ha accentuato il dolore anche dei genitori del maresciallo Gigli, ucciso a Herat l’estate scorsa. Originari dell’Umbria, i genitori di Gigli vivono da 24 anni a Occhiobello. Il povero Maresciallo, nato in Sardegna, lasciò la moglie e due figli di 19 e 7 anni, che vivono a Villar Perosa, in provincia di Torino.
Chiusi nel dolore, ma orgogliosi del loro figlio: insieme a Mario e Lole Ranzani, rispettivamente padre e madre di Massimo Ranzani, in questi momenti di vero dolore, nella piccola casa di Occhiobello si sono riuniti alcuni familiari ed anche dei rappresentanti dell’esercito italiano, tra cui il comandante del quinto Reggimento Artiglieria Contraerea di Rovigo e Padova. Per la signora Ranzani è stato un vero trauma scoprire la morta del figlio, soprattutto nei modi in cui ne è venuta a sapere. Prime le notizie della morte di un militare in Afghanistan, mentre stava guardando un telegiornale e solo in seguito ha sentito suonare alla porta e vedendo i militari ha intuito la tragedia che stava per colpire la loro famiglia. Nella villetta anche il cappellano militare del comando logistico Nord di Padova, Don Luigi Goldin, oltre al parroco di Occhiobello. Quello che ha colpito tutti, riferiscono fonti militari, è la forza con cui i genitori hanno reagito, in questo caso è proprio vero, «sono orgogliosi del loro figlio».
"Una persona per bene". "Un amico vero". "Un grande lavoratore". Queste alcune dichiarazioni giunte alle emittenti locali, che vengono confermate dalle memorie di Massimo: «Non voglio sposarmi perché facendo questo lavoro non vorrei complicare la vita alla mia famiglia». Si era confidato ad un’amica «La mia vita è la carriera militare, se mi sposassi mi sentirei legato troppo alla famiglia». «È il mio lavoro, la mia passione, voglio andarci».
In paese molti amici non possono che ricordarlo nella maniera più tenera, quando ancora bambini facevano parte del gruppo scout locale: «Era un ragazzo d’oro, che si prendeva cura degli altri, ma già da piccolo diceva di voler fare il soldato, ci mancherà tantissimo».
