Alla Scoperta Di 'cappuccetto Rosso Sangue'
Sappiamo che la regista Catherine Hardwicke ha rivisitato tantissime favole e leggende che l’hanno portata a produrre la sua versione, Cappuccetto rosso sangue. L’input è partito dal produttore Leonardo Di Caprio che si è affidato allo sceneggiatore David Leslie Johnson, un allievo di Frank Darabont.
Hardwicke, la regista di Twilight, è arrivata dopo la prima stesura e ha collaborato a tutte le altre, sei in tutto, aiutando a trasformare la protagonista (Amanda Seyfried) in un’adolescente nient’affatto vittima, combattuta tra due spasimanti (Max Irons e Shiloh Fernandez), uno dei quali potrebbe essere il licantropo che terrorizza il suo villaggio.
Niente effetti speciali, a parte la “creatura” (usati come modelli anche iene, ghepardi, pantere e leoni per dargli forza e agilità) e la “luna di sangue”, un fenomeno astronomico che si verifica ogni 13 anni quando Marte e la luna si allineano e allora il morso trasforma le vittime in licantropi. E niente scene all’esterno, ma il villaggio medievale di Daggerhorn ricostruito in studio, dentro il Canada Motion Picture Park, nevicate comprese, e le case di tronchi edificate su trampoli come palafitte per difendersi dai lupi.
Sul set la Hardwicke si muove più da architetto che da regista e infatti al reparto scenografie ha lavorato a lungo dopo la laurea in architettura, per esordire alla regia solo a 47 anni con il cult Thirteen scritto insieme alla sua interprete Nikki Reed. A capo di una squadra tutta femminile (inclusi direzione della fotografia e montaggio)
Hardwicke ha anche voluto una nonna senza bastone e cuffietta, ma bohémien e indipendente (Julie Christie) tanto per sostenere la metafora femminista. Sempre presente sul set anche Sarah Blakley-Cartwright che ha esordito a 21 anni come scrittrice (il romanzo, con lo stesso titolo, esce il 29 marzo per Mondadori).
